Si ritorna a casa. A malincuore lascio un pezzo del mio cuore, anzi due, a mille chilometri lontano da me. Mi mancano, eccome se mi mancano!
Per questo, dal 17 marzo scorso, da quando è nato il piccolo Dante, il mio è diventato un viavai, un su e giù per la penisola italiana. Ed ogni volta è una emozione rivederlo, già cambiato dopo un mese, cresciuto e paffutello. Sorridente e accattivante.
Sinceramente le foto, i video, i collegamenti in diretta, ogni giorno, non possono sostituire l'immensa gioia che provo prendendolo in braccio, cullandolo, stringendolo, colmandolo di baci mentre il profumo della sua pelle da neonato mi inondano le narici sperando che l'odore resti lì incancellabile.
Credo che la mia sia una delle tantissime e troppe storie di lontananza di figli che per lavoro lasciano la propria città e gli affetti consapevoli che - forse - non ritorneranno più.
Me ne faccio una ragione ma non perché "mal comune mezzo gaudio".
No, no per niente. Non sarà mai così!
Però mi definisco una persona ottimista e, pur avendo questo stato d'animo sconsolato, ho pensato che nei tanti andirivieni, avrei anche potuto trovare un lato positivo nell'attraversare così spesso la penisola nella sua lunghezza.
Avrei potuto conoscere meglio e in ogni piccolo dettaglio quella parte delle regioni che il treno attraversa per arrivare a Milano. E non sono poche.
Puglia, Molise, Abruzzo, Marche , Emilia Romagna, Lombardia: 6 su 20, un terzo circa.
Taranto-Milano e viceversa: guardando attraverso il finestrino
Le scene si susseguono velocemente e ogni volta mi accorgo che qualcosa mi è sfuggito: una piccola casa, una imbarcazione, un trabucco, un campo di grano, una chiesetta, una cascina, un profilo di una collina.
Al cambiare delle stagioni cambiano gli scenari e i protagonisti: d'estate le spiagge sono colorate e animate dai bagnanti e imbarcazioni; d'inverno il mare si fa cupo e desolato e dal lato opposto, invece, si presenta lo spettacolo delle montagne innevate e dei fiumi gonfi che scendono al mare.
Lungo la costa adriatica osservo come il mare ha eroso parte del litorale e per tale motivo si trovano lunghe scogliere per proteggere dalle mareggiate ciò che è rimasto, da Termoli fino a Rimini, mentre in lontananza, al largo, le piattaforme petrolifere sparse lungo il percorso sembrano isole galleggianti.
Non so con quale criterio io possa notare e analizzare un particolare piuttosto che un altro, ma credo che dipenda molto dal mio umore e dallo spirito del viaggio, diverso all'andata e al ritorno.
Sapere di andare ad abbracciare il mio tesoruccio mi rende certamente più felice, mi fa vedere tutto più bello, persino le piccole e anonime stazioni. Trovo energia anche dopo aver fatto più di otto ore seduta su una poltrona del Freccabianca di Trenitalia e la stazione di Milano Centrale mi sembra il posto più accogliente del mondo.
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Stazione Milano Centrale |
La stazione di Milano Centrale è una stazione spettacolare e monumentale, costruita nei primi del 900 e definita dal suo progettista, l'architetto Ulisse Stacchini, la Cattedrale del Movimento.
Pensate che la stazione di Milano Centrale è utilizzata da più di cento milioni di passeggeri all'anno!
É davvero bella, e con tutti i suoi negozi e così tanta gente a me sembra un grande centro commerciale.
Se siete arrivati a Milano con altri mezzi, vi consiglio di fare un salto, vale la pena visitarla partendo dall'ingresso principale che si affaccia su piazza Duca D'Aosta dove nel marzo 2016 è stata posata e inaugurata la scultura alta 8 metri dell'artista Michelangelo Pistoletto "La Mela Reintegrata".
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La scultura fuori dalla stazione di Milano |
Detto tra noi
Ecco uno dei lati positivi - non me ne vengono in mente altri - che riesce a rendere meno faticoso (si fa per dire) un distacco inevitabile e, come succede da più di cinque mesi, la storia si ripeterà nel giro di un paio di mesi.
Per ora sono nella mia Puglia.
Al prossimo viaggio. E chi lo sa! Potrei cambiare anche lato di percorrenza e percorrere lo Stivale dal lato opposto. Seguitemi e lo saprete.
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