Tutti insieme, figli, nuore, generi, nipoti, fidanzati, suoceri, zii e altri parenti non ben identificati, avevano la capacità di organizzarsi per la grande abbuffata per poi sistemare i tavoli e continuare la serata, fino a notte inoltrata, giocando a carte o alla tombola. A seconda dell’età si preparavano i tavoli che si imbandivano per la cena: quelle dei bambini, dei ragazzi e dei grandi.
Lo facevamo anche noi in famiglia, stavamo stretti, era inevitabile e noi lo consideravamo normale.
Nonostante le lezioni che i nostri genitori ci facevano a casa prima di uscire: “...e mi raccomando non gridate e state buoni altrimenti al ritorno facciamo i conti”, il chiasso a volte arrivava alle stelle.
Ma era una tradizione a cui non rinunciavamo, i nonni si rispettavano e non si poteva dire: No, noi non veniamo!
Le tradizioni tarantine nelle festività natalizie, il cenone della vigilia
A Taranto le feste di Natale cominciano il 22 novembre, giorno di Santa Cecilia e finiscono il 6 gennaio, giorno dell’Epifania. Santa Cecilia è il giorno più atteso per i tarantini che danno inizio al lungo periodo natalizio, ritenuto il più lungo d'Europa.
Inizia anche il periodo dell’abbondanza sulle tavole a cominciare dai fritti, prime tra tutti le pettole ormai, a mio parere, conosciute a livello internazionale.
I piatti delle vigilie che si trovano sulle tavole dei tarantini sono un misto tra mare e terra a cui è difficile rinunciare se non per colmatura del povero stomaco.
Vi racconto cosa si poteva trovare sulla tavola dei miei genitori nel cenone della vigilia dell’Immacolata, un tour de force che iniziava alle 18,00 e finiva quando….. finivano le portate.
I piatti di mare del cenone della vigilia dell'Immacolata
Ancora oggi la cena della vigilia è basata sui piatti di mare. Per noi il baccalà e le anguille non potevano mancare e io aspettavo questo momento perché era l’unico giorno dell’anno in cui le anguille facevano parte di un menù casalingo.
Le anguille di Lesina arrivavano vive in bella mostra in un secchio d’acqua e poi venivano gettati nel lavandino per essere pulite. Un po' facevano senso e di certo non era una vista piacevole, ma così voleva la tradizione. Le anguille, tagliate in vari pezzi, si calavano nel sugo rosso per condire poi gli spaghetti. So che a molti non piace ma io adoravo quel sugo delicato e la morbida carne delle anguille.
Il baccalà si serviva - si fa anche ora - rigorosamente fritto e a seguire in altre varianti: cotto al forno con le patate, in umido con pomodori olive e capperi o lessato e condito con olio limone e prezzemolo. Ce n’era per tutti i gusti.
La frittura di paranza, un misto di pesce, è un altro piatto tipico del cenone della vigilia dell’Immacolata che non mancava mai.
Nel mezzo delle portate le pettole sostituivano il pane e una gran quantità di ortaggi crudi, tra finocchi, sedano, catalogna e carote servivano a spingere il cibo giù e stiparlo nello stomaco. Ma anche per prendere tempo e fiato.
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Le pettole fritte della tradizione natalizia tarantina (Foto di Maddalena Dragonieri)
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I piatti di terra del cenone della vigilia dell'Immacolata
La stagione invernale per noi è sinonimo di cime di rape cucinate in tutti i modi.
Sapete già che da buona pugliese sono una patita di orecchiette e cime di rape, vi lascio la ricetta tradizionale, ma le rape stufate sono un must nella vigilia dell’Immacolata accompagnate dalle salsicce sfritte in padella.
Tra le verdure, ricordo che mia mamma faceva anche i mùgnoli salentini (simile al cavolo e al broccolo) lessati e conditi con olio e limone. Le olive sfritte erano di contorno.
Verso la fine del cenone: i passatempi
Sul finale, dopo aver consumato anche qualche latticino per chi gradiva, si gettava sparsa sulla tavola la frutta secca di ogni tipo: noci, mandorle, nocciole, arachidi, castagne del prete (castagne con la buccia ammorbidite in acqua) e pistidd’ (castagne sbucciate indurite) e le noci brasiliane, una novità all’epoca.
I pistacchi non facevano ancora parte del l'assortimento della frutta secca, invece, i semi di zucca e i ceci arrostiti potevano essere un passatempo di contorno, così come i lupini.
Si arriva, dunque, alla frutta fresca di stagione con il profumo delle arance, dei mandarini e delle clementine che si sprigionava nell'aria. Ne mettevamo da parte la buccia per giocare a tombola. E poi fichi d’India tardivi, meloni gialli, cachi e uva bianca e nera completavano i vassoi natalizi.
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La frutta secca non manca mai sulle tavole pugliesi
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Dulcis in fundo, i dolci della tradizione
Il cenone della vigilia non poteva finire senza il trionfo dei dolci. Il momento diventava epico. Si sparecchiava tutto in fretta per lasciare spazio alle prelibatezze dolciari. Le carteddate e i sanacchiud're con il miele o vincotto, erano i primi tipici dolci tradizionali ad essere serviti.
A seguire le pastette secche di mandorle, gli amaretti e la pasticceria mignon portata dagli invitati (che per noi erano una goduria), così come il panettone marca Alemagna o Motta.
Il panettone era solo farcito con canditi e uva passa, non c’erano le mille varianti di oggi.
Il cenone durava non meno di quattro ore, altrimenti, si poteva definire solo cena. Lo stesso si poteva dire della vigilia di Natale, se non con l'aggiunta di altri piatti tipici locali.
Detto tra me e voi
La resistenza a tavola diventava essenziale se non si volevano perdere tutte le portate.
Certo, alla fine, alzarsi da tavola per gli uomini, le donne ehm! erano sempre in piedi indaffarate, era un sacrificio anche perché nel frattempo la cintura era già allargata e il bottone del pantalone non aveva retto.
Qualche bottone della camicia cercava disperatamente di rimanere nell’asola che si allargava sempre di più.
In tutta sincerità queste lunghe cene non erano faticose e, anche se chiassose, si respirava allegria e giocosità.
L'ultimo ricordo che mi viene in mente era il calore, sentivamo caldo perché eravamo tanti ma il calore della famiglia era la cosa che mi scaldava il cuore. Tutto questo ora mi manca.
Avete anche voi delle tradizioni che vi mancano? Raccontatemelo nei commenti sotto questo post.
Da donna del nord non conosco cosa vuol dire mangiare tanto e per lungo tempo, ma le prelibatezze di cui hai parlato sono da scoprire e saggiare ad ogni costo!
RispondiEliminaSe già pensi di assaggiare allora ti troveresti bene
EliminaAdoro scoprire le tradizioni culinarie delle varie città...Grazie per averle condivise
RispondiEliminaGrazie a te per aver letto
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaLe pettole fritte, me ne ha sempre parlato un'amica ma, alla fine, non le ho mai assaggiate. Certo che, le feste di Natale tradizionali, sono solo per fisici temprati eh! Mi è piaciuto tantissimo il tuo racconto! A me mancano le grigliate davanti agli enormi camini delle nostre case di campagna, quintali di carne che sfrigolava, i fumi dei brodi di cappone coi cappelletti che avevano del lisergico e le mandrie di parenti che pascolavano liberi. Oggi, nelle nostre abitazioni piccole e ristrette...restano solo i vapori dei cappelletti :)
RispondiEliminaEsatto. Anche da noi si sta perdendo la tradizioni delle grandi tavolate.
EliminaConosco questi piatti tradizionali solo sulla carta purtroppo, ma in fase di studio enogastronomico potrei anche approfondirli meglio, grazie per avermeli fatti ricordare.
RispondiEliminaCiao
Ti conviene 😁
EliminaBello viaggiare in altre culture attraverso le tradizioni della tavola. Alcune poi coincidono con le mie!
RispondiEliminaPiù una cultura regionale che si differenzia dalle altre regioni
EliminaNon ce la farei mai a rimanere a tavola per tante ore, mi annoio a morte! PErò potrei fare il secondo turno per i dolci ;-)
RispondiEliminaTi assicuro che in quelle occasioni non ci si annoia 😉
Eliminain Puglia avete delle ottime tradizioni, prodotti che conosco molto bene essendo al confine e quindi ho spesso la possibilità di degustare i vostri fantastici prodotti
RispondiEliminaAllora sei fortunata.
EliminaA casa mia a dire il vero non abbiamo mai festeggiato il cenone dell'Immacolata. Da me si è sempre fatto il pranzo dell'8 direttamente. Un po' più corto di quello di Natale ma molto simile ahah. Le pettole comunque somigliano molto alle nostre zeppole di Natale, cambia solo la forma più allungata!
RispondiEliminaIn effetti le zeppole campane le ho assaggiate e sono simili.
EliminaMI hai ricordato le feste di quando ero piccola e mia nonna ancora viva. Ci riunivamo tutti a casa sua, trenta? quaranta? persone in una casa modesta ma che aveva spazio per tutti. Cibo a volontà, le lenticchie secche usate per la vecchia tombola ormai usurata dagli anni... Che bei tempi, Maria. E che peccato siano solo ricordi ormai lontani...
RispondiEliminaCiao Maria, è stato un piacere scoprire con te tutte queste tradizioni e piatti tipici a me sconosciuti.. quella che però non è mai mancata neanche da noi nel comasco è l'allegria e il piacere di stare assieme per tutta la giornata a tavola!
RispondiEliminaDa buona Laziale sono abituata a cenoni interminabili con 200 parenti a a casa (ognuno porta qualcosa o non se ne esce) Ma quest'anno visto che non si capisce ancora bene se puoi invitare le persone (sarà da ridere se ci dicono: gli zii si ma i cugini no quindi lasciate i figli a casa). Di conseguenza siamo tutti sulla griglia di partenza per capire cosa cucinare e per quanti (sopratutto per quanti). Non ho mai assaggiato nessuno dei piatti, che hai proposto.
RispondiEliminaIo sono figlia unica, i miei genitori anche, zii e nipoti forse un paio, di nonni solo due. Non era una grande tavolata e a Milano non si usava mangiare così tanto. Mia mamma ama gli antipasti, quindi si è sempre sbizzarrita nelle mousse, nei paté che faceva lei con il fegato e ci metteva sei ore. Pesce e crostacei. Piatti della tradizione non ne conosco, a parte il panettone. Mia mamma lo svuotava e lo faceva ripieno, giusto per avere poche calorie. Avevamo avanzi per 3 giorni. Non sono però una che mangia molto, quindi più di tanto non riuscivo a mangiare. Adesso fa molto meno e a me va bene. Poi da un po' di anni partivo a Natale, che gli aeroporti sono meno caotici, ma purtroppo quest'anno non potrò.
RispondiEliminaLe pettole! Che buone!!!! I dolci che hai detto, invece, non li ho mai sentiti... molto interessanti e immagino stra buoni!
RispondiEliminaAnche a Bologna prendiamo molto seriamente l'aspetto del cibo sotto le feste, sai, abbiamo anche noi le nostre tradizioni: per noi tortellini sono un MUST per il pranzo di Natale, invece la vigilia primi di pesce (ogni anno diverso a seconda di quello che si trova dal pescivendolo)
Sono estasiata quando sento parlare di questi banchetti luculliani durante le feste ed è bellissimo conoscere i piatti tipici soprattutto quelli meridionali, che sono per me delle golose scoperte tutte da provare!!!!
Buon appetito!!!!!
Lety
Io solo una che in cucina si diletta, durante la quarantena ho cucinato diversi piatti che non avevo mai fatto prima....ma le “pettole”...sono così sacre che ho paura a farle per paura che mi escano una schifezza 😂😂
RispondiEliminaProvaci, sono sicura che non sbaglierai.
EliminaA dire il vero, pur essendo pugliese e pur vivendo da anni in Puglia, noi non facciamo nessun cenone alla vigilia dell'Immacolata. Ma le cose potrebbero cambiare considerata anche la bontà dei piatti e le proposte culinarie ma soprattutto visto lo spirito che ne è alla base.
RispondiEliminaMaria Domenica
Io non sono del sud, ma la tradizione del Natale in famiglia è molto sentita anche da noi in Toscana, dopo le vacanze, fra dolci, cene e pranzi preparatori, qualche chilo era sempre da smaltire! Quest'anno i chili si prendono in quarantena... che tristezza
RispondiEliminaMi hai fatto tanto ridere con "La resistenza a tavola" :D naturalmente i piatti sono differenti ma è cosi anche dalle mie parti, in Portogallo, si mangia per ore, peggio di un matrimonio gittano, appena finito il pranzo, si comincia a cenare!
RispondiEliminaOgni regione ha le sue tradizioni io sono metà marchigiana e metà pugliese e devo dire la vigilia la passo con tradizioni marchigiane e il Natale è prettamente pugliese e da tavola non ci si alza prima delle 17...ecco forse quest'anno sarà più sobrio.
RispondiEliminaPorprio cosi' qui al sud la tradizione è questa, Quest'anno non potendoci riunire sarà molto triste.
RispondiEliminaVivendo al nord non abbiamo questo spirito di aggregazione, sono più gli amici a riunirsi in molti magare la vigilia di Natale o l'ultimo dell'anno, quest'anno speriamo non sarà così. La mia famiglia solo per il pranzo di Natale di riunisce per qualche ora in 15/20 a seconda degli anni (mia nonna ha avuto sette figli, dei quali solo due hanno avito figli, altrimenti eravamo un esercito) e per me è un dramma. Credo di essere una dei pochi felici perché quest'anno non ci si può riunire in troppi. Ammiro comunque le vostre tradizioni e il vostro senso di appartenenza e di famiglia estesa.
RispondiEliminaCiao, complimenti mi hai fatto rivivere i miei dolci ricordi delle feste tarantine,sapori e sensazioni che rimangono nel cuore
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