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Corridonia, il borgo marchigiano con una curiosità incredibile |Marche|

Corridonia è uno dei borghi del maceratese che mi ero riproposta di visitare, nonostante mi fosse stato detto: ”Ma che ci vai a fare, non c’è nulla di bello da vedere!” Devo dire che questa frase ha sempre l’effetto contrario su di me e quindi ha prevalso più di prima la curiosità di andare a scoprirla.  Alla fine posso confermare che ho fatto bene e in questo post vi racconto la particolarità di Corridonia che stupisce e che ha rappresentato per me la vera scoperta di questo paese.  Visita a Corridonia  Corridonia si trova nelle Marche in provincia di Macerata . Il borgo si incontra dopo pochi chilometri, sulla sinistra, quando si percorre la Val di Chienti che da Civitanova Marche va verso i Monti Sibillini. Da lontano si può vedere il suo profilo con il campanile che svetta al centro di una serie di case che si estendono su un’altura.  Dopo aver visitato parecchi borghi nel maceratese che grosso modo si somigliano immaginavo che anche Corridonia avesse il bel centro storico con ch

Se non vai dal mondo, il mondo viene da te: l'incontro in treno con Malik

Stazione di Massafra con persone


Se non vai nel mondo, il mondo viene da te. È una frase che da qualche giorno si è formata nella mia mente dopo alcune esperienze fatte durante i miei viaggi.
Ché il mondo non è fatto solo dai luoghi, ma è fatto anche dalle persone che lo abitano
Di questo vi parlo nel post.

Il viaggio in treno, un caleidoscopio vivente
 
È un periodo che sto viaggiando spesso in treno, quasi ogni 15 giorni percorro la tratta che da Taranto porta ad Ancona, a volte proseguo fino a Milano. Una linea ferroviaria che costeggia il Mar Adriatico.

Mi piace questo modo di viaggiare che da la possibilità di osservare fuori e dentro. Guardando oltre il finestrino il paesaggio apparentemente si presenta sempre uguale: si susseguono le stesse stazioni, le stesse località, le stesse case, le stesse spiagge, lo stesso mare. Ho scritto apparentemente perché le stagioni scandiscono il ciclo naturale di cambiamento. 

È un modo di viaggiare lento che da il tempo di pensare e di riflettere su tutto quello che passa per la mente. I pensieri si accavallano: il lavoro, la casa, la famiglia, quello che si vorrebbe fare, i desideri, i sogni mancati e quelli che che ancora si spera di realizzare. 

Donna controluce che guarda fuori dal finestrino del treno

Ancor di più mi soffermo a guardare quello che succede nella carrozza del treno, soprattutto quando prendo l’Intercity di Trenitalia. La 2^ classe, tipo standard, è economica. Un costo abbordabile per chi ha necessità e voglia di spostarsi. 

Se poi hai oltre 60 anni come me e la carta freccia ci sono vantaggi più che favorevoli. Per una volta l'età certa conta a favore!

Sul treno si incontrano molte persone, di ogni genere di qualunque età. C’è un ricambio continuo e a volte non ti accorgi di chi è salito o sceso. 

Nel lungo viaggio in treno si incrociano molti visi. Alcuni stanchi, altri allegri, altri ancora tristi. Alcuni silenziosi magari intenti a leggere o a lavorare al pc, altri a conversare tra loro. C'è chi dorme e chi fa in continuazione telefonate senza preoccuparsi di chi sta intorno.

La maggior parte, però, è piegata sul cellulare con le cuffie o gli auricolari che isolano dal resto. 

Lo faccio pure io spesso e volentieri perdendo, purtroppo, l’occasione di socializzare. 

Ovviamente dipende anche da chi è seduto di fronte o a fianco. Si fanno viaggi in compagnia di perfetti sconosciuti seduti accanto anche per 7-8 ore senza rivolgersi mai la parola. È incredibile quanto possiamo essere scostanti

Non siamo obbligati a parlare, però parliamo tanto di social e poi ci comportiamo da anti sociali. Comunque, il tempo come lo vuoi passare?

In tutto questo osservare mi sono accorta quanto i treni siano frequentati da persone multietniche. Persone provenienti da ogni parte del mondo che si sposta per svariati motivi. L’ultima volta mi è capitata un strana coincidenza (!) che ora vi voglio raccontare. 

Soffione
Foto di stocksnap/pixabay

L'incontro con Malik, uno scambio quasi alla pari

Ho preso l’Intercity per Taranto da Civitanova Marche: carrozza 4 posto 6D. Quando ho fatto la prenotazione del posto a sedere - di quelli divisi dal tavolino - sapevo già che di fronte ci sarebbe stata un’altra persona. In cuor mio speravo che questa scendesse subito, più che altro per gli spazi stretti. 

Trovo il mio posto, mi siedo e saluto per cortesia un ragazzo giovane, forse sui 25 anni, bruno, capelli e occhi scurissimi. I suoi tratti somatici mi fanno pensare che possa trattarsi di un indiano. Mi fa un cenno di saluto e si rimette gli auricolari bianchi reimmergendosi nel video che stava guardando sul cellulare.

Ha una bottiglia di Coca Cola a metà, una borsa di stoffa a tracolla e il suo unico bagaglio é una shopper plastificata. L'indispensabile.

In quella che mi sembrava l’ora di fare uno spuntino, sollecitata dal brontolio del mio stomaco, ho cominciato a mangiucchiare e per la verità mi sentivo abbastanza in soggezione perché lui, per istinto, ha abbassato la testa. 

Ho pensato che forse lo aveva fatto per educazione. Oppure aveva già mangiato o magari perché non aveva nulla da mangiare. Pur avendo io di che soddisfare la pancia di entrambi non ho osato offrire nulla.  

Intanto il treno macina chilometri e prima di arrivare alla stazione di Barletta il convoglio si ferma. Sento una voce che domanda come mai. Io ero intenta a guardare il cellulare e pensando fosse stato lui a dirlo rispondo che siamo fermi per dare la precedenza ad un altro treno

Capisco di aver fatto una figuraccia quando mi guarda e mi dice in inglese che non capisce l’italiano. Sorrido imbarazzata e cerco di riprendermi mettendo insieme qualche parola di inglese per scusarmi. 

Dopo un po', con mia sorpresa, lui prende un sacchetto di frutta secca sgusciata e me la offre. Ecco, lo sapevo, mi stava dando una bella lezione di condivisione! Un gesto che mi scalda il cuore, ma non ne posso mangiare per la glicemia alta e rifiuto.

Il ghiaccio si è rotto e parte quella che si potrebbe chiamare una piccola conversazione di conoscenza, fatta anche di gesti.

Si chiama Malik (nome di fantasia) ed è pakistano. È arrivato dal Pakistan in Serbia in aereo e con l’auto in Italia. Ora era diretto a Taranto, come me, perché lo stava aspettando il fratello. Io gli dico che scendo a Taranto, ma poi vado a Massafra. Mi guarda con un mezzo sorriso, ma non dice nulla. 

A questo punto mi viene spontaneo fare una cosa: prendo una castagna matta e gliela do. 

castagna matta in una mano
La castagna matta

Cos'è una castagna matta?

La castagna matta è il frutto dell’ippocastano o castagno d'India. Somiglia a una castagna ma è più tonda e non è commestibile per l'uomo. Secondo una tradizione che ho appreso da Marta Pavia su Istagram (la trovate come Zuccaviolina), ogni anno si raccoglie all'inizio dell'autunno una castagna matta e si tiene in tasca perché tiene lontano i malanni invernali

Le avevo raccolte in un parco di Fabriano il giorno prima. Spiegare tutto a Malik non è stato semplice, soprattutto per il fatto che mi raccomandavo fortemente di non mangiarla

A questo punto lui per ricambiare prende l’unico pacco di biscotti che aveva e me lo regala. La sua gratitudine mi ha commosso. Mi stava dando una bella lezione di vita. 

Questa volta non me la sono sentita di rifiutare, pur sapendo che non avrei potuto consumarli personalmente. 

Se non vai dal mondo, il mondo viene da te 

Ecco il significato della mia frase! Gli incontri che faccio durante i miei viaggi che arricchiscono il mio bagaglio di conoscenza.

Non credo al caso ma ad un Universo che ci fa muovere secondo piani ben precisi. 

Come una Grande Mente ci dirige verso il bene e fa in modo che noi possiamo riconoscerlo. Ci riempie di quelle piccole cose, di quei piccoli gesti che danno vitalità e felicità a noi e agli altri: basta avere il cuore aperto. 

Non so cosa farà Malik nella sua vita, so che ora è in un campo a Massafra. Io spero di aver piantato nel suo cuore il seme della speranza

Si, avete letto bene, ho scritto proprio Massafra. Era diretto nello stesso mio posto. Volete chiamarlo ancora caso? 

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Sono una pugliese errante con la licenza (abusiva!) di scrivere su questo blog confidenziale e semplice come me. Consiglio viaggi e stili di vita lenti, antistress e sostenibili. Se siete curiosi cliccate qui Dico di me

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